giovedì 1 settembre 2011

Leonard Warren (New York, 21 aprile 1911 – New York, 4 marzo 1960)


Nato da famiglia ebrea di origine russa, mosse i primi passi nell'ambito musicale cantando nel coro del Radio City Music Hall, studiando nel contempo con Sidney Dietch. Con un repertorio di cinque arie d'opera e una selezione di Rigoletto, nel 1938 vinse il "Metropolitan Opera Competition of the Air", che gli permise di recarsi a Milano per ulteriori studi con Giuseppe Païs e Riccardo Picozzi. Qui conobbe la moglie Agathe, che lo portò a divenire un fervente cattolico.
Tornato negli Stati Uniti, poté debuttare al Metropolitan Opera con estratti da La traviata e Pagliacci durante un concerto nel novembre 1938, cui fece seguito, nel gennaio 1939, il ruolo di Paolo nel Simon Boccanegra, accanto a stelle come Lawrence Tibbett, Ezio Pinza, Giuseppe Martinelli ed Elisabeth Rethberg. Dopo tale esibizione firmò un contratto discografico con la RCA.
Successivamente, in seguito al declino di Lawrence Tibbett, ne prese il posto come primo baritono del teatro newyorkese, dove si esibì regolarmente fino alla morte prematura nel 1960, soprattutto nei grandi ruoli verdiani: il Conte di Luna ne Il trovatore, Germont ne La traviata, Simon Boccanegra, Renato in Un ballo in maschera, Don Carlo ne La forza del destino, Amonasro in Aida, Jago in Otello e Rigoletto, studiato con il grande baritono Giuseppe De Luca e inciso nel 1950.
Interpretò inoltre Escamillo nella Carmen, Valentin nel Faust, Barnaba ne La Gioconda, Tonio nei Pagliacci, Scarpia nella Tosca.
L'attività in Italia si limitò al Teatro alla Scala di Milano, con un non fortunatissimo Rigoletto nel 1953, a fianco di Giuseppe Di Stefano e Rosanna Carteri, e un eccellente Otello nel 1954, con Mario Del Monaco e Renata Tebaldi. Tuttavia a Roma incise Aida, La traviata, Tosca e Il trovatore con i complessi del Teatro dell'Opera, oltre a La forza del destino e La Gioconda con l'orchestra e il coro dell'Accademia di Santa Cecilia.
Nel 1958 intraprese una trionfale tournée in Russia. Nel 1959 fu protagonista di un'acclamata ripresa del Macbeth di Verdi al Metropolitan, poi trasferita su disco.
Scomparve l'anno dopo, a 48 anni, per un'emorragia cerebrale, sul palcoscenico dello stesso teatro newyorkese durante una recita della Forza del destino, mentre si accingeva ad attaccare la cabaletta che segue l'aria "Urna fatale".


Caratteristiche vocali e interpretative
Warren vantava una voce di notevole volume, talora un poco sfocata nel medium, ma eccezionalmente estesa nel registro acuto, che sapeva modulare fino a sfumature precluse a gran parte dei suoi contemporanei. Nel corso della carriera schiarì progressivamente l'emissione e affinò la linea di canto, come testimonia l'incisione del 1959 de "Il balen del suo sorriso", cesellata con una delicatezza e dominio del suono forse mai raggiunti in precedenza. Pur contando su doti attoriali limitate e su una padronanza della lingua italiana non eccelsa (non nella pronuncia, che era molto buona, ma nella capacità mnemonica, come si evidenzia nelle registrazioni dal vivo), sviluppò una cifra interpretativa estranea alla facile estroversione, conferendo grande pathos a Rigoletto, Germont e Simon Boccanegra, ma eccellendo anche nelle classiche figure di "cattivo" del repertorio baritonale come Jago, Scarpia, Tonio e Barnaba, dei quali espresse la malvagità con un fraseggio che sapeva piegarsi fino al più inquietante sussurro. Importante è anche l'interpretazione di Macbeth, di cui ha saputo evocare con notevole efficacia gli incubi ossessivi.

fonte da http://it.wikipedia.org/wiki/Leonard_Warren


Discografia
Rigoletto, con Erna Berger, Jan Peerce, Italo Tajo, Nan Merriman, dir. Renato Cellini - 1950 RCA
Il trovatore, con Jussi Bjorling, Zinka Milanov, Fedora Barbieri, Nicola Moscona, dir. Renato Cellini - 1952 RCA
Pagliacci, con Jussi Bjorling, Victoria de los Angeles, Robert Merrill, Paul Franke, dir. Renato Cellini - 1953 RCA/HMV
Aida, con Zinka Milanov, Jussi Bjorling, Fedora Barbieri, Boris Christoff, dir. Jonel Perlea - 1955 RCA
La traviata, con Rosanna Carteri, Cesare Valletti, dir. Pierre Monteux - 1956 RCA
Tosca, con Zinka Milanov, Jussi Bjorling, dir. Erich Leinsdorf - 1957 RCA
La Gioconda, con Zinka Milanov, Giuseppe Di Stefano, Rosalind Elias, Plinio Clabassi, dir. Fernando Previtali - RCA/Decca 1957
La forza del destino, con Zinka Milanov, Giuseppe Di Stefano, Giorgio Tozzi, Dino Mantovani, dir. Fernando Previtali - RCA/Decca 1958
Il trovatore, con Richard Tucker, Leontyne Price, Rosalind Elias, Giorgio Tozzi, dir. Arturo Basile - RCA 1959
Macbeth, con Leonie Rysanek, Jerome Hines, Carlo Bergonzi, dir. Erich Leinsdorf - RCA 1959




Copertina Cd del Macbeth con Leonie Rysanek diretta da Erich Leinsdorf







Titta Ruffo (Pisa, 9 giugno 1877 – Firenze, 5 luglio 1953)

Tutti gli amatori e appassionati di opera conoscono, anche solo per sentito dire, il nome di Titta Ruffo. Egli fu, non solo un grandissimo cantante (ce n’erano tanti in quell’epoca), ma anche una personalità di straordinaria consistenza anche fuori dalla scena, e quindi merita un posto tutto suo nel firmamento operistico, come si conviene a dei fuoriclasse come lui.



Titta Ruffo (o meglio Ruffo Titta) nacque il 9 giugno 1877 da un certo Oreste Titta che faceva il fabbro. Egli era evidentemente il tipico padre padrone dell’ottocento, piuttosto dispotico, visto che impose al figlio il nome del suo defunto cane da caccia. Insomma, per il nostro Ruffo non cominciò proprio bene!
L’incontro con il magico mondo dell’opera, Ruffo lo ebbe nel 1890 quando, appena tredicenne, andò con il fratello ad una delle recite di debutto di Cavalleria Rusticana.
Il nostro raccontò nelle sue memorie, come Gemma Bellincioni, la bravissima protagonista, lo commosse fino al pianto, e come lui, tornato a casa, provò a cantare con l’accompagnamento del fratello, che suonava il flauto, l’aria d’inizio "O Lola". Lì scoprì di avere un dono di Dio, una voce naturalmente bella, che, nonostante l’ora tarda, non disturbò nessuno, visto che i vicini gli gridavano "Bravo!". Fu quello, come lui stesso raccontò, il suo primo successo di cantante.
Quella folgorazione musicale rappresentò un avvenimento straordinario, perché Ruffo era maturato in un ambiente umile, ma forse allora era più facile che ciò accadesse, visto che anche le persone meno abbienti rispettavano la cultura e avevano il gusto del bello. Titta Ruffo racconta in modo davvero avvincente le sue prime vicissitudini: la sua adolescenza trascorsa a lavorare nell’officina del padre, le litigate con quest’ultimo, che come racconta lui stesso era insopportabile. E fra una lite e l’altra, le risse con i ragazzi del riformatorio e le fughe da casa, riuscì, non si sa come, ad avere le energie per studiare una cosa difficile e dispendiosa, dal punto di vista psicofisico, come il canto. Una passione, questa, che veniva alimentata involontariamente dalla presenza in casa come pensionante, di uno studente di canto, un baritono che rispondeva al nome di Oreste Benedetti (mai sentito nominare). Nello stesso periodo (1890/91), grazie al fratello Ettore studente a S. Cecilia, si presentò al Conservatorio per l’esame di ammissione alla classe di canto, che chiaramente andò bene. Ma, poi, avendo aspramente criticato i metodi "bizantini" del suo insegnante, un certo Persichini, fu cacciato e ritornò alla casa del padre. Non fu proprio un ritorno biblico, infatti, dopo l’ennesimo litigio, lasciò la sua casa per tentare la carriera artistica a Milano.
Nella sua nuova città riuscì, con una lettera di raccomandazione, ad avere lezioni gratuite presso il baritono Lelio Casini, grazie al quale, successivamente ebbe la sua prima scrittura, nel ruolo di Araldo, nel Lohengrin al Costanzi di Roma. In seguito fece una lunga gavetta nei teatri minori della Calabria dove formò il suo repertorio, che ai classici del baritono ottocentesco come Verdi, accostava quelli della giovane scuola che allora andava per la maggiore, Puccini, Leoncavallo e Giordano. Bisogna dire che il nostro affrontò il repertorio verista con la massima prudenza, ovvero con le basi del bel canto ottocentesco, e che, a differenza di numerosi suoi colleghi, anche altrettanto celebri, ne rifiutò ogni manierismo dal facile effetto, dando nobiltà di accento anche alle opere che ne sembravano prive (molti dicono che Puccini non sia nobile, ma forse non lo sono molti famosi esecutori o presunti tali).
Comunque il nome di Titta è indiscutibilmente legato ai ruoli verdiani che cantò per tutta la carriera. Ad esempio il Rigoletto, ruolo in cui debuttò nel 1900 per cantarlo fino al 1931.
La sua fama, dal 1900 al 1904, si sparse in tutta Europa culminando con una prestigiosa apparizione al Royal Opera House. In quella occasione, però, subì uno sgarbo talmente grande che nel teatro londinese non ci mise più piede. Egli doveva fare il Rigoletto, e Gilda doveva essere interpretata dalla mitica Nelly Melba (mitica quanto bisbetica ed antipatica, come compagna di lavoro, deve essere stata una disgrazia per tutti i suoi contemporanei), la quale, avendolo sentito nelle prove ed avendo paura del confronto, si rifiutò di cantare con lui, sostenendo che era troppo giovane (la scusa più idiota che abbia mai sentito), e, trincerandosi dietro questa argomentazione un po’ debole, tanto disse e tanto fece, che riuscì a farlo sostituire facendo rientrare nel ruolo di Rigoletto il maturo e raffreddato Antonio Scotti, che, appunto malato, aveva chiesto di essere sostituito da Ruffo. Questo sgarbo il nostro se lo portò legato al dito per anni, infatti, circa sedici anni più tardi, quando ormai era entrato nell’Olimpo del bel canto, si prese la rivincita. In occasione delle recite di Amleto di Thomas, al San Carlo di Napoli, quando la Melba di passaggio a Napoli e in procinto d’imbarcarsi per l’Australia, chiese al sovrintendente del San Carlo di poter prodursi in una serata nel ruolo di Ofelia accanto a Ruffo, egli rispose "Dite alla Melba che è troppo vecchia per cantare con me!".
La sua carriera cominciò a consolidarsi definitivamente nel 1904, quando fece la sua prima ed ultima stagione scaligera (32 recite). Per uno scherzo del destino non fu più chiamato successivamente alla scala, ma forse anche lui non volle tornarci: la sorte e i lutti familiari, anche violenti (l’assassinio del cognato Matteotti), lo convinsero che, dopotutto l’aria d’Italia era diventata per lui troppo pesante da respirare. Dopo la richiamata alle armi e finita la guerra (la prima), si esiliò volontariamente proseguendo la sua carriera artistica totalmente all’estero.
Il 13 dicembre 1920 interpretò la prima dell’Edipo Re di Leoncavallo, opera a lui dedicata. Dal 1921 al 1929 fu scritturato dal Metropolitan e concluse la sua carriera a New York nel biennio ‘31-’32, con alcune recite di Torca, Amleto e un concerto alla Radio City Hall con brani della Carmen. Quindi tornò in Italia e visse semidimenticato, a Firenze, fino al 5 o 6 luglio 1953, quando scomparve. Egli riposa tuttora nel cimitero monumentale di Milano, fra altri leggendari nomi dello spettacolo italiano.





Discografia

Per chi non lo ha ancora ascoltato è molto difficile capire quanta emozione possano dare ancora i suoi dischi, seppur arcaici. La voce di Titta Ruffo è una delle più fonogeniche che esistano e, anche se la tecnica di allora, forse restituisce solo un riflesso della sua voce, bisogna proprio dire che quel riflesso ruggisce ancora!
Per fortuna, della sua carriera, ci lasciano testimonianza ben 168 facciate a 78 giri, che rispecchiano in toto il suo repertorio, pur mancando di opere complete (non capisco perché, allora, quasi tutti i colossi della registrazione, Columbia, HMV, Odeon, Pathe, preferivano far registrare le opere complete a cantanti mediocri e nessuno abbia mai pensato, per esempio, a un Rigoletto con Ruffo, Caruso e Tetrazzini, allora le tre perle della Victor!).
Le prime registrazioni a noi pervenute sono del 1904 per la casa Pathe (Ruffo nelle sue memorie "La mia parabola" edito da Longanesi, parla di una seduta di registrazione nel 1897, ma a me non risulta). Queste facciate fanno l’effetto che fanno: sono registrazione arcaiche con il sottofondo stile friggitoria e con il buffissimo annuncio all’inizio del brano. Di questi dischi mi piace soltanto "Tu sola a me rimani" da Chatterton di Leoncavallo, dove lo stile del canto si adatta perfettamente alla personalità dell’artista. Ma per i primi capolavori a 78 giri, o quasi (visto che debbono essere suonati a 75!) bisogna aspettare il 1907. Il suo "Largo al factotum" è eccezionale. Nonostante l’impasto della voce, così corpulento, riesce a fare tutti i virtuosismi secondo le esigenze della partitura. Più belle ancora sono le versioni del 1912 HMV e del 1920 Victor, dove è maturato dal punto di vista espressivo, mentre quella del 1929, utilizzata per la colonna sonora di un film, tradisce qualche durezza di emissione, ed i colori vocali non sono più così cangianti.
Trascendentali, secondo me, le pagine dell’Amleto di Thomas, spettacolari, supreme facciate mai più uguagliate: "O vin discaccia la tristezza" HMV 1907, è inaudito per la precisione dell’intonazione, per le variazioni cromatiche, controllate alla perfezione, e per il meraviglioso eloquente fraseggio. Dal 1904 al 1908, incise, di questo suo cavallo di battaglia, sette facciate; peccato non esista l’opera completa. Ottimo nella Carmen HMV

Hector Dufranne (25 October 1870, Mons - 4 May 1951, Paris)


Hector Dufranne in La Fille de Roland di Henry Rabaud
 Dufranne studied at the Brussels Conservatory with Désirée Demest before making his professional opera debut in 1896 at La Monnaie as Valentin in Charles Gounod's Faust. He returned to that opera house several times to sing such roles as Grymping in Vincent d'Indy's Fervaal (1897), Alberich in Richard Wagner's Das Rheingold (1898), Thomas in Jan Blockx's Thyl Uylenspiegel (1900), Thoas in Christoph Willibald Gluck's Iphigénie en Tauride (1902), the Innkeeper in Engelbert Humperdinck's Königskinder (1912), and Rocco in Ermanno Wolf-Ferrari's I gioielli della Madonna (1913).Dufranne sang at the Opéra-Comique in Paris from 1900 to 1912, making his first appearance as Thoas. He appeared in several world premieres with the company including creating the roles of Saluces in Griselidis (1901), the title role in Alfred Bruneau's L' Ouragan (1901), Golaud in Pelléas et Mélisande (1902), Amaury-Ganelon in La Fille de Roland by Henri Rabaud (1904), Koebi in Gustave Doret's Les Armaillis (1906), the title role in Xavier Leroux's Le Chemineau, Clavaroche in Fortunio by André Messager (1907), the fiancé in Raoul Laparra's La Habanéra (1908), and Don Iñigo Gomez in Maurice Ravel's L'Heure espagnole (1911). He also sang Scarpia in the Opéra-Comique’s first production of Giacomo Puccini's Tosca (1909).
Dufranne also appeared periodically at the Paris Opera beginning in 1907. He notably portrayed the role of John the Baptist in their first production of Richard Strauss's Salome (1910). He also sang at the Opéra de Monte-Carlo in 1907 where he took part in the creation of two world premieres, the role of Myriame in Jules Massenet's Thérèse and the title role in Bruneau's Naïs Micoulin. In 1914 he sang the role of Golaud in his only appearance at the Royal Opera, Covent Garden in London.
In 1908 Dufranne went to the United States for the first time to sing with the Manhattan Opera Company in the American premiere of Pelléas et Mélisande. He returned for several more productions through 1910, appearing as le Prieur in Le jongleur de Notre-Dame (1909), Caoudal in Sapho (1909), Rabo in Jan Blockx's Herbergprinses (performed in Italian as La Princesse d'Auberge, 1909), John the Baptist in Richard Strauss's Salome (1910), and Saluces in Massenet's Griselidis (1910). He also sang with the Chicago Grand Opera Company and the Chicago Opera Association from 1910–1922, creating there Léandre in The Love for Three Oranges (in French) by Sergei Prokofiev, in 1921.
In 1922, Dufranne returned to Paris where he continued to appear in operas in all the major houses in addition to appearing in other opera houses in France. He also spent a brief time performing in Amsterdam in 1935. In 1923 he created the part of Don Quixote in the stage première of El retablo de maese Pedro under the baton of the composer, Manuel de Falla. The performance was for a private audience and was held in the private theatre of Winnaretta Singer, Princess Edmond de Polignac. In 1924, he appeared at the Théâtre des Champs-Élysées in the world premiere of Léon Sachs's Les Burgraves.
With the outbreak of World War II in 1939, Dufranne retired from the stage, with his last performance being the role of Golaud at the opera house in Vichy. He lived in Paris and taught singing for many years before his death in 1951. His voice is preserved on a number of historic CD recordings made from 1904-1928 which have been issued on CYP 3612. He can also be heard on the first full recording of L’heure espagnole (1931), and in extracts from Pelléas et Mélisande (1927).




Discografia

Debussy - Pelléas et Mélisande (Selezione, dir. Georges Truc 1928)
Ravel - L'Heure espagnole (Opera completa, dir. Georges Truc 1929)


Ascolti


Debussy - Pelléas et Mélisande (act II, scene 2)
Orchestre de la Columbia, dir. Georges Truc, 1928.
Mélisande: Marthe Nespoulous
Golaud: Hector Dufranne



Debussy - Pelléas et Mélisande (act III, tower scene)

Orchestre de la Columbia, dir Georges Truc, 1928.
Mélisande: Marthe Nespoulous
Pelléas: Alfred Maguenat
Golaud: Hector Dufranne

http://www.youtube.com/watch?v=QUxmtgwgddM



Ravel - L'Heure espagnole

The first recording ever made of Ravel's masterpiece. Approved by Ravel himself.
Jeanne Krieger: Concepcion
Louis Arnoult: Gonzalve
Raoul Gilles: Torquemada
Jean Auber: Ramiro
Hector Dufranne: Don Inigo Gomez
Orchestre de la Columbia, dir. Georges Truc
(rec. 1929)

Parte I    http://www.youtube.com/watch?v=6Q7PMxcHUxc

Parte II   http://www.youtube.com/watch?v=ScetitDESpE

Parte III  http://www.youtube.com/watch?v=oUWrrvJ3WSg

Parte IV http://www.youtube.com/watch?v=UMhH0TTRyXI&feature=related

Parte V  http://www.youtube.com/watch?v=3_1AtdarlmI&feature=related




Mattia Battistini (Roma, 27 febbraio 1856 – Collebaccaro, 8 novembre 1928)

                                        "Re dei baritoni e baritono dei re"


Una voce d'oro della lirica dell'Ottocento è stata quella di Mattia Battistini, grande baritono dalla voce morbida e fluida, dal timbro quasi tenorile, d'una bellezza unica che sorprendeva per le sue finissime sfumature, per i famosi legati, per gli abbellimenti realizzati con chiarezza ed eleganza, per le note acute chiare e squillanti dello stesso colore del registro basso.
Questo baritono, dotato di eccezionali corde vocali, conosceva tutti i segreti per modularle: accentava, fraseggiava e impostava le note con maestria sorprendente.
Per cantare con dolcezza e soavità si serviva d'una deliziosa mezza voce, definita di velluto, che, però, era particolarmente estesa da arrivare sino al la sopra le righe del pentagramma. Sapeva accompagnare il canto con l'azione, dimostrando d'essere anche un ottimo attore; possedeva un'insuperabile tecnica derivante da uno studio quotidiano che eseguì sino alla fine della sua lunga carriera, durata cinquant'anni.
Era un interprete che scendeva veramente nel cuore dei diversi personaggi interpretati sulla scena e sapeva rappresentarli sia psicologicamente sia nel loro aspetto fisico, studiandone a fondo l'incedere e l'abbigliamento, tanto da essere definito arbiter elegantiarum.
Per queste sue molteplici doti, Mattia fu un cantante unico, finora irrepetibile, che si esibì nei più grandi teatri d'Europa e dell'America Latina, suscitando entusiasmi, deliri, passioni negli spettatori italiani e stranieri d'ogni età e ceto sociale, riscuotendo apprezzamenti di critici d'ogni paese per cui i giornali riempirono innumerevoli pagine di cronaca dei suoi spettacoli.
Pochi artisti sono stati, come lui, insignititi, da imperatori e sovrani, delle più alte onorificenze per la sua arte sublime che esprimeva in un repertorio vastissimo, comprendente circa cento opere liriche dei più famosi musicisti italiani e stranieri, con alcuni dei quali ebbe la fortuna di lavorare insieme.
(Elsa Boscardini)






Hamlet di Thomas, 1911
  
Iniziò gli studi di canto in giovanissima età sotto la guida di Venceslao Persichini (maestro anche di Titta Ruffo e Giuseppe de Luca) giungendo al debutto ne La Favorita di Gaetano Donizetti al Teatro Argentina di Roma già nel 1878. Prese così avvio una luminosa carriera che lo portò a cantare nei principali teatri italiani come primo baritono in numerose opere di repertorio, tra cui La forza del destino, Rigoletto, Il trovatore, Gli Ugonotti, I puritani, Lucia di Lammermoor
Nel 1881 si aprirono per Battistini le porte dei teatri internazionali: dapprima in Sud America (Buenos Aires e Rio de Janeiro), nel biennio '82/'83 in Spagna (Madrid e Barcellona), dal 1883 a Londra dove raccolse grandi consensi in Traviata e Trovatore, e poi Vienna, Parigi e Budapest. Nel 1888 fu ancora a Buenos Aires per una serie di impegni, ma per una specie di fobia dei viaggi in mare non si recò mai più oltreoceano.
A partire dal 1892 fu ospite ed incontrastato mattatore della produzione operistica russa per ben 23 stagioni consecutive (fino al 1916); divenne, infatti, il cantante favorito dello zar e dell'aristocrazia russa, condizione che gli valse il mitico titolo di "Re dei baritoni e baritono dei re". Nel 1902 andò in scena a San Pietroburgo nel Werther di Jules Massenet nel ruolo del protagonista, originariamente scritto per tenore, adattato appositamente per lui al registro di baritono dal compositore francese, tale era il prestigio del cantante italiano.
Durò in carriera fino a 70 anni (1927) grazie ad una tecnica considerata prodigiosa e ad una invidiabile intelligenza artistica. Erede indiscusso della vocalità "dolce" di Antonio Tamburini, Battistini era uso smorzare gli impeti vocali derivati da Ronconi ed evidentissimi in Titta Ruffo, in una soave eleganza fatta di sussurrate proporzioni. Valgono ancor oggi, a testimonianza di quel gusto, i dischi di arie d'opera e romanze da salotto in cui il timbro chiaro e luminoso (alle nostre orecchie quasi tenorile) di Battistini viene supportato da fiati ampi e vezzi chiaroscurali tipici di un canto elegante e manierato ormai scomparso.

fonte da http://it.wikipedia.org/wiki/Mattia_Battistini



Discografia

Molti conoscono già la figura leggendaria di Mattia Battistini, altri potranno scoprirla ascoltando la sua voce portentosa attraverso i numerosi (per quell'epoca) dischi che il baritono, consapevole della sua arte, incise dal 1902 al 1925, per lasciare ai giovani un insegnamento. In essi c'è tutta la sua scuola per questo molte case discografiche, inglesi, francesi, italiane ed americane li hanno riprodotti, usando tecniche di registrazione più moderne.
Questa preziosa antologia musicale, comprendente le più belle romanze da opere e varie melodie antiche, costituisce un documento importante per chi studia la lirica e testimonia la perfezione del bel canto di Battistini che ha segnato nella storia della musica un'epoca gloriosa.


  • The Complete Recordings: Mattia Battistini, Volume 1 (1902 - 1911) - Romophone (UK).
  • Mattia Battistini: a recital of arias by Mozart, Flotow, Donizetti, Gounod, Verdi, Ambroise Thomas, Preiser - Lebendige Vergangenheit (Austria).
  • Mattia Battistini: Il Re dei Baritoni, Preiser - L.V. Austria
  • Mattia Battistini, Volumes 1-3 - Pearl (UK).
  • Mattia Battistini Rarities, Volumes 1-2 - Symposium (UK).









  






Antonio Cotogni (Roma, 1 agosto 1831 – Roma, 15 ottobre 1918)

La voce di A. Cotogni è stata una delle più belle che siano mai esistite. Estesa dal la naturale basso al si naturale acuto, fu giudicata come la voce-tipo del baritono. Hanno detto della sua voce: "Essa è piena, fluida, eguale, , e commuove specialmente l’uditorio nel canto a fior di labbra. Artista perfettissimo, il Cotogni fa di ogni sua parte una creazione; difficilmente sorgerà un altro cantante ad emularlo;a superarlo giammai". Fu infatti il più grande baritono del suo tempo, grande come cantante e come attore, e solo Mattia Battistini, che si formò sotto la sua guida sapiente, riuscì poi ad avvicinarglisi.



 
Cotogni ha umili origini: nato il 1 agosto 1831 a Roma ,egli passò gli anni dell’adolescenza ad imparare l’arte della ceramica che il padre stesso esercitava. Lavorava nella fabbrica Lefevre in Via di Ponte Rotto. Ma il destino riserbava al giovane ben altro. Un giorno egli si reca all’Ospizio di San Michele a trovare un coetaneo, e resta in estasi dinanzi alle esercitazioni di canto degli alunni. Torna ogni domenica, ascolta sempre con maggiore entusiasmo, e richiama su di sé l’attenzione dei superiori. Il porporato prende a proteggerlo e lo affida al Maestro Scardovelli alla cui scuola la sua voce, aumentando a mano a mano di volume, si scurisce fino a mutarsi in quella di contralto. Sopraggiunto il periodo critico in cui avviene il cambiamento della voce, il Cotogni tace per circa sei mesi, e dopo.... sviluppa quel simpatico timbro di baritono che doveva procurargli tanti successi. Non subito, però: siamo nel 1849 e Toto Cotogni, attratto dal fascino di Giuseppe Garibaldi, lascia stare il canto per correre alle mura di Porta San Pancrazio; di lì a poco
comincia a provarsi in qualche chiesa. E si ricorda ancora l’entusiasmo folle da cui fu preso il pubblico romano quando, insieme al Mustafà ed al Rosati, egli cantò (1851) in Santa Maria in Vallicella. I devoti si misero ad applaudire freneticamente ed a chiedere il bis. Fu necessario l’intervento della forza per calmare quell’entusiasmo non troppo a posto in un tempio. Da allora gli amici lo spronarono a prepararsi per il teatro, ma egli era restio e ci volle uno spettacolo intimo a casa del suo nuovo Maestro Faldi per indurlo ad accettare la parte di Belcore nell’Elisir d’amore. Quello spettacolo determinò il suo avvenire. L’impresario Gori che vi assisteva ,gli propose subito, una stagione di carnevale al Metastasio. Il debutto avvenne felicemente la sera del 22 dicembre 1852. L’artista vide la sua via e per un anno volle studiare scena, preoccupandosi dell’interpretazione esatta delle opere; mandò a memoria interi spartiti, perseverò nello studio fino a creare i suoi personaggi.
Si esibì quindi sui palcoscenici dei teatri di Spoleto, Lanciano, Orvieto, Mirandola, Modena, Guastalla, Torino, Genova e Nizza. In quest’ultima città, accolto come giovane sconosciuto dalla preventiva sfiducia degli spettatori, seppe, dopo le prime battute, conquistare l’uditorio. E una sera fu visitato nel suo camerino da Giuseppe Garibaldi, che abbracciandolo affettuosamente ,si congratulò molto con lui. Lo stesso impresario Scalaberni, dopo il primo atto della Linda di Chamonix, corse a complimentarsi dicendogli: "Oh quale aspra battaglia hai vinta, amico mio! Se vuoi tornare l’anno venturo ti confermo fin da ora, raddoppiando la paga". E non glielo disse per generosità. Egli capiva che Cotogni era un artista arrivato.
Nel 1860 giunse alla Scala, cioè al ventiduesimo teatro in cui si produceva a pochi anni di distanza dal debutto. Le sue opere destinategli erano L’Assedio di Firenze, Il Guglielmo Tell , Il Vittor Pisani, L’Attila, La Sonnambula . Questo esordio alla Scala lo atterrisce. Teme che il teatro sia troppo vasto per la sua voce. Prima di presentarsi a quel pubblico fu assalito da un tremito convulso che lo accompagnò un poco durante tutta la recita. Per questo soltanto ,due o tre critici del tempo, nel loro resoconto di quella sera , gli osservarono un certo tremito nella voce che pareva soffocata nel registro acuto. Ma dalla seconda sera in poi Cotogni riprese la sua padronanza ed il successo di pubblico e di critica divenne concorde, incondizionato. Da Milano, Toto Cotogni, passò rapidamente in molte altre città: Trieste Carpi, Madrid. In quest’ultima dette La Forza del destino e conobbe di persona Verdi che volle affidargli la prima del Don Carlos.. Come sempre , anche questa volta il Cotogni mise ogni impegno nel prepararsi: assisté ad una recita a Madrid e si creò un Marchese di Posa, permettendosi anche qualche ardita variante alla musica del Maestro. La sua interpretazione entusiasmò e commosse lo stesso incontentabile Giuseppe Verdi, il quale tre anni dopo quando il Cotogni faceva conoscere la sua nuova opera a Torino, gli inviò un piccolo foglio di carta su cui erano tracciate di proprio pugno le prime note dell’aria Per me è giunto il passo estremo col relativo accompagnamento di pianoforte e con la dedica, eccezionale in un uomo così schivo di espansività come lui Al suo carissimo Cotogni G. Verdi.
Da questo punto cominciano i suoi successi strepitosi all’estero. Debutta a Londra al Covent Garden, e vi svolge 23 stagioni liriche .L’Africana, Il Don Giovanni e Il Barbiere ebbero in lui l’interprete ideale. A Passy lo stesso Rossini , già vecchio e malandato, volle sentirlo. La cavatina venne conclusa dal Cotogni senza quell’antipatica cadenza che molti artisti le danno per strappare un facile applauso.
"Così l’ho scritta io" disse Rossini seriamente. E dopo un istante , con quello spirito che quantunque vecchio, non lo abbandonava , improvvisò questo strambotto:
"Non siete tra i baritoni
Dì tal razza asinina
Che la cadenza storpiano
Nella mia cavatina".
Alle 23 stagioni londinesi il baritono Cotogni fece seguire 26 stagioni a Pietroburgo. Non è possibile dare un’idea esatta del fanatismo che egli suscitò in Russia : basti dire che per l’opera Linda vennero richiesti posti per telegrafo da Mosca e perfino dalla penisola di Crimea! Alla rappresentazione della Gioconda l’Imperatrice , che vi assisteva , si recò a salutarlo sul palcoscenico, e Ponchielli, come più tardi Rubinstein, gli inviarono in segno di riconoscenza ed affetto due autografi. Fu precisamente Rubinstein ad indurre Cotogni ad accettare la direzione della Scuola di Canto al Conservatorio di Pietroburgo, dove per ben quattro anni egli insegnò, e da dove dovette congedarsi solo quando le malferme condizioni di salute lo costrinsero ad abbandonare il troppo rigido clima russo. E anche della partenza del Cotogni dalla Russia sarebbe difficile dare un idea adeguata. Quel popolo aveva preso ad amarlo con entusiasmo e lo circondava quasi di venerazione. Grandi furono gli onori con i quali volle salutarlo: il giorno della sua ultima recita al Teatro Imperiale, l’Imperatore stesso , prima che egli uscisse di casa, gli mandò un concerto militare sotto le finestre ed un altro dinanzi all’ingresso del teatro. Da questo momento troviamo il Cotogni trionfante in Francia , in Portogallo, e in Italia , dove dà le sue ultime rappresentazioni. Nel 1889 esegue a Roma I Puritani e Un ballo in maschera; nel 1890 la Mignon, la Lucia e Il Barbiere; nel 1892 il Biricchino; nel 1893 ancora Il Barbiere, nel 1899 all’Accademia di Santa Cecilia , presenti la Regina , Grieg, D’Annunzio , esegue la Messa di Brahms; nel 1902 , alla stessa Accademia , canta con Adelina Patti il duetto del Don Giovanni; e finalmente nel 1904 canta all’Ambasciata di Russia a beneficio dei soldati caduti e malati dell’Estremo Oriente . Dopo questa data non cantò più in pubblico. Accettò però l’insegnamento di canto al Liceo Musicale di S. Cecilia di Roma , e dalla sua scuola uscirono ottimi artisti.
Ebbene questa grande gloria del teatro musicale italiano ed internazionale , che a 73 anni in un pubblico concerto, aveva esibito una vocalità ancora integra e salda , morì povero e dimenticato il 15 ottobre 1918 . Una affrettata colletta tra i pochi amici ed ex allievi dell’artista permise di dare degna sepoltura ad Antonio Cotogni, dato che per lui, che aveva portato la gloria del canto italiano nel mondo, non si mossero né lo Stato Italiano, né il Comune di Roma, né L’Accademia di S. Cecilia, di cui egli era membro.
Una lapide ora lo ricorda in Via della Luce , nel cuore di Trastevere a Roma dove egli era nato.



Ascolti


J. Massenet - Le Roi de Lahore ''O casto fior '' (Versione italiana di ''Promesse de mon avenir'')
Registrazione del 1907
                                           




lunedì 29 agosto 2011

Ettore Bastianini (Siena, 24 settembre 1922 – Sirmione, 25 gennaio 1967)



Biografia

Origini e studi
Nato in Via Paolo Mascagni (già via di Stalloreggi di fuori), nella Contrada della Pantera, Ettore Bastianini passò l'infanzia in condizioni piuttosto umili, e non conobbe il padre. Da ragazzo, trovandosi a lavorare come garzone presso un pasticciere melomane, ebbe la fortuna d'incappare in una famiglia di artisti, gli Ammanati, che notarono la natura generosa della sua voce, e gli offrirono, oltre ad un appoggio morale, anche le sue prime lezioni di canto. La signora Fathima Ammanati, infatti, fu la sua prima maestra, e grazie a lei, che aveva ravvisato in Bastianini la corda del basso, debuttò nel 1940 in una serie di concerti a Siena e dintorni.

La carriera da basso 1940-1951
Già nel 1941 Ettore veniva accolto presso il Centro di Avviamento al Teatro Lirico del Comunale di Firenze, allora diretto da Mario Labroca. Il debutto in palcoscenico avvenne a 23 anni nella parte di Colline nella Bohème a Ravenna). Seguono Basilio, nel Barbiere, a Pisa nel novembre del 1946, e al Cairo, nello stesso inverno, cui si aggiunge, sempre in suolo egizio, Raimondo nella Lucia di Lammermoor. Il debutto ai Giardini Boboli di Firenze avviene a primavera 1947, come Colline, cui seguono due debutti, quale Ferrando nel Trovatore e Ramfis nell'Aida, rispettivamente a Cesena e a Palermo. Nel 1948 canta per la prima volta a Parma, in Gioconda accanto all'allora celebre Maria Pedrini.
La carriera di Bastianini basso, seppur non eclatante, pare ben avviata dal principio, specialmente nell'ambito dell'opera contemporanea: il 24 aprile 1948, infatti, Ettore debutta alla Scala, nell' Oedipus Rex di Stravinskij, accanto a Suzanne Danco e Mario Petri. Il 1949 lo vede impegnato in una tournée egiziana, con Aida, Barbiere e Trovatore, e a Caracas (debutto sudamericano) con Aida, Bohème e Lucia. A dicembre un nuovo debutto, al Liceu di Barcellona, quale Giorgio Walton ne I puritani.
Il primo trimestre del 1950 vede Bastianini molto impegnato al Cairo e ad Alessandria, in parti già rodate, cui si aggiungono Lotario nella Mignon e Abimelech nel Samson et Dalila, accanto alla grande Gianna Pederzini. Ad ottobre, presso il Regio di Torino, Bastianini ricopre il ruolo di Mika nella Sposa venduta di Smetana, e, il 29 dicembre, canta nel suo primo concerto radiofonico "Martini & Rossi".
Ritorno al Cairo nella primavera del 1951, con il notevole debutto nel Guglielmo Tell rossiniano; nella parte di Gualtiero (Bechi cantava il ruolo eponimo).


La carriera da baritono 1952-1965 
Dopo otto anni di una carriera dignitosa che, seppure costellata da una serie di affermazioni significative, non era riuscita a dare al cantante il successo internazionale che meritava, Bastianini incontrò a Torino un maestro: Luciano Bettarini, con il quale intraprese un lungo anno di sacrificî e di studî, al fine di passare alla corda baritonale.
Nel 1952, con risultati alquanto modesti, il neo baritono debuttava al Teatro dei Rinnovati a Siena, nella parte di Giorgio Germont in Traviata. Seguì Rigoletto, nella Fortezza Medicea della città toscana. La prima, grande conferma di Bastianini baritono avvenne alla fine di dicembre 1952, a Firenze, con il debutto della parte di Jeletzki nella Dama di Picche di Čajkovskij, produzione di cui rimane la registrazione radiofonica.
All'inizio del 1953 Bastianini è impegnato, ad Amburgo, in una radiotrasmissione del Tabarro di Puccini, pubblicata in CD. Segue, a fine gennaio, il grande debutto, sempre a Firenze, nella parte di Enrico Ashton nella Lucia, accanto a Maria Callas e Giuseppe Di Stefano. A Genova interpreta Olivier nel Capriccio di Strauss, e, di nuovo a Firenze, Andrej in Guerra e Pace di Prokof'ev. Seguono, ad Augusta, Amonasro nell'Aida - Amneris era Oralia Dominguez - e Don Carlo nella Forza del destino, con Leonie Rysanek. Il debutto nell'Andrea Chénier (Carlo Gérard) avviene presso l'Alfieri di Torino, seguito dalla parte di Cristo nell'oratorio della Passione di Lorenzo Perosi, a Perugia (che fu registrato da un membro del pubblico). Ma forse l'evento più importante di questo anno 1953 fu il debutto al Metropolitan di New York, in Traviata, Trovatore, e Lucia accanto a colleghi illustri quali Licia Albanese, Richard Tucker, Zinka Milanov e Lily Pons.
Nel 1954 le nuove parti sono Atanaele nella Thaïs di Massenet a Trieste (registrata e pubblicata), Melchiorre nell' Amahl di Menotti a Genova, l' Eugenio Onieghin di Čajkovskij alla Scala con Renata Tebaldi e Giuseppe Di Stefano, Mazeppa dello stesso compositore, insieme con Magda Olivero a Firenze, il Rigoletto di Verdi ad Augsburg. A novembre il ritorno al Met, con Traviata, Aida, Andrea Chénier, e l'assunzione di due nuovi ruoli: Marcello nella Bohème e, personaggio amato tra tutti, Rodrigo nel Don Carlo.
La primavera del 1955 è tutta americana, tra le tournées del Met a Filadelfia, Cleveland, Boston, Houston e Dallas, con Bohème e Traviata. Il 28 maggio, pietra miliare nella carriera del baritono senese, la prima di Traviata, con la regia di Visconti, protagonista la Callas, che tutti abbiamo ascoltato almeno una volta. Ritorno in America ad ottobre, con il debutto a Chicago nei Puritani (Riccardo), e nel Trovatore, in entrambi i casi accanto alla Callas. Al Met riprende Aida, protagonista la Tebaldi, e Andrea Chénier con la Milanov.
I momenti più salienti dell'anno 1956 sono la ripresa della produzione viscontiana di Traviata, alla Scala, per ben otto rappresentazioni, il ritorno ormai fisso al Met con Bohème, Rigoletto e Lucia, il debutto nella parte di Renato nel Ballo in maschera a Firenze, quello nel Barbiere a Napoli e nella Favorita (già registrata l'anno precedente a Firenze con la Simionato) a Monterrey, che lo vede confrontarsi per la prima volta anche nella parte di Tonio nei Pagliacci, il Faust, nella parte di Valentino, a Napoli accanto Marcella Pobbe.
Arriviamo così al 1957. Nuove parti: Escamillo nella Carmen di Bizet, al Metropolitan con Risë Stevens, e Re Carlo nell' Ernani, a Firenze, in una produzione rimasta celebre (e pubblicata in CD), accanto a Del Monaco e la Cerquetti, sotto la direzione di Mitropoulos. Debutto a Città del Messico nella Carmen e in Aida. L'anno termina con il trionfo del Ballo in Maschera scaligero, con la Callas, Di Stefano e Gavazzeni sul podio.
All'inizio del 1958 Bastianini affronta il ruolo di Michonnet nell' Adriana Lecouvreur di Cilea, protagonista Renata Tebaldi. A Napoli partecipa, quale protagonista, alla ripresa della Bohème di Leoncavallo (conservata in disco). Debutto nelle parti di Scarpia (Tosca) al San Carlo, e Ernesto nel celebre revival del Pirata di Bellini avvenuto alla Scala, con Corelli e la Callas. Sempre al San Carlo, è sua una splendida interpretazione ne La forza del destino dello stesso anno, di cui esiste la versione in video. A maggio, sempre a Milano, Ettore canta per la prima volta una delle sue parti migliori: il Nabucco di Verdi, accanto ad Anita Cerquetti. A luglio debutta a Salisburgo: primo incontro con il grande direttore Herbert von Karajan, nel Don Carlo, in cui riporta un trionfo memorabile. Dopo una lunga, fortunata tournée nelle Americhe, e il debutto a Vienna (città che lo porterà in trionfo ad ogni recita), sempre nel Don Carlo, a dicembre Bastianini fa parte del cast dell' Heracles di Händel, in lingua italiana, nella parte di Lichas originariamente affidata ad un contraltista.
L'anno 1959 è quello dei primi grandi successi viennesi: nella capitale austriaca Bastianini canta, nel giro di pochi mesi, in Ballo in Maschera, Don Carlo, Pagliacci, Tosca, Rigoletto e Carmen, intervallati da rappresentazioni alla Scala (Tabarro, Trovatore, Carmen) e in altri teatri (debutto a Bilbao nel Trovatore). A prova della straordinaria resistenza fisica di Bastianini, basterebbe esaminare la settimana dal 16 al 24 giugno: il 16 e il 20 sera Ettore risulta impegnato nel Don Carlo e nel Rigoletto a Vienna, il 23 alla Scala per un terzo atto dell'Ernani, e il 24 ritorno a Vienna nei Pagliacci. A novembre, dopo una serie di Adriana Lecouvreur a Napoli, con Corelli, Simionato e Olivero (la registrazione è storica), Bastianini fa il suo come back negli Stati Uniti, a Dallas per affiancare la Callas nelle sue ultime recite di Lucia di Lammermoor, ed illustrarsi nel Barbiere. A luglio Bastianini era stato acclamato Capitano dalla sua Contrada.
Il Met riapre le sue porte al trentaseienne baritono con Forza del Destino, Trovatore, Andrea Chénier, tra il febbraio e l'aprile del 1960. Segue a Milano una ripresa del Ballo in Maschera, nell'allestimento del 1957, ma con la Stella al posto di Maria Callas. Poi, da maggio a novembre, salvo un'interruzione per Pagliacci e Cavalleria a Verona, Bastianini è impegnato in una serie di 32 recite a Vienna, che lo vedono protagonista assoluto in opere ormai ben conosciute del suo repertorio. Vienna trova in Ettore Bastianini un nuovo idolo, e non lo tradirà mai. Il 7 dicembre 1960, per il ritorno della Callas alla Scala, dopo due anni di assenza, viene ripreso il Poliuto di Donizetti. Ettore vi interpreta, con grande successo personale, la parte di Severo (la registrazione è sicuramente la più nota dell'opera).

Michele ne ''Il Tabarro''
Il 1961 non si discosta in molto dall'anno precedente, almeno nella prima parte. Ettore canta I puritani e Lucia alla Scala (rispettivamente con Renata Scotto e Joan Sutherland), in un'edizione radiofonica del Don Carlo, pubblicata in seguito in LP. La nuova stagione viennese lo trova impegnato in 22 rappresentazioni, in un repertorio affine a quello degli anni passati, intervallate da Carmen a Verona e da Nabucco a Firenze (le registrazioni di queste produzioni esistono in CD). Bastianini debutta a Berlino, con il Trovatore, il 1 ottobre, accanto a Franco Corelli, Fedora Barbieri e Mirella Parutto, e passa l'intera stagione autunnale ed invernale tra San Francisco, Los Angeles e Dallas, con Ballo, Rigoletto, Nabucco, Aida e Lucia (con Joan Sutherland e Plácido Domingo nella parte di Arturo). Proprio in America, a Chicago, gli viene diagnosticata la neoplasia alla faringe che gli costerà la vita. Sicuramente preoccupato, ma non di meno coraggioso, Ettore affronta un nuovo ruolo a fine anno: quello del nobile Rolando nella Battaglia di Legnano alla Scala, a fianco di due grandi suoi amici Franco Corelli e Antonietta Stella. La prima è stata radiotrasmessa e conservata.
A gennaio e febbraio del 1962 la Scala porta Bastianini in trionfo in 11 rappresentazioni della Favorita di Donizetti. Segue il debutto a Londra, nel Ballo in Maschera. I primi segni del diffondersi della malattia cominciano ad essere percettibili, ma Bastianini non vuole pubblicarne l'entità: il pubblico della Scala non si capacita, allora, di alcune sue défaillances nel corso di un Rigoletto alla Scala; viene fischiato, riportando così il primo, amaro insuccesso. Vienna, invece, non cessa di amarlo e di applaudirlo; 15 le rappresentazioni di quest'anno, in un repertorio che sembra ormai canonizzato: Aida, Carmen, Don Carlo ecc. Grande pagina della carriera di Bastianini furono le sei rappresentazioni di Trovatore, a Salisburgo, sotto la direzione di Von Karajan: la registrazione della prima è considerata come una delle migliori dell'opera, poiché vanta, oltre alla presenza di Ettore, quella di Leontyne Price, Franco Corelli e Giulietta Simionato. Fra ottobre e novembre: ritorno a Los Angeles, San Francisco e Chicago. L'anno si conclude con la riconciliazione con Milano, in una serie di Trovatore, di cui rimane testimonianza discografica.
26 rappresentazioni suggellano nel 1963, l'amore profondo e reciproco tra Ettore Bastianini e Vienna. Nonostante l'avanzare inesorabile del cancro alla faringe, e le dure sedute di chemioterapia, che lo tengono fermo per quattro mesi, il cantante impegna tutte le sue energie nella musica. Da Salisburgo proviene una registrazione della ripresa di Trovatore, opera che caratterizza anche il suo debutto a Tokyo nel mese di ottobre, ove ottiene un immenso successo personale. L'anno si conclude con Don Carlo alla Scala, a fianco, tra gli altri, di una giovanissima Raina Kabaivanska. Sarà questo il suo ultimo impegno scaligero. A luglio, Ettore ha l'onore, e la gioia, di portare alla vittoria la Contrada della Pantera.
Le cure, particolarmente gravose (ed inefficaci) che venivano prodigate negli anni 60 in ambito oncologico, limitano sensibilmente l'attività artistica di Bastianini, che rimane fermo (inspiegabilmente per i suoi contemporanei, ignari della malattia) per quattro mesi, da giugno a ottobre. Tranne delle recite piuttosto sfortunate di Trovatore a Prato, Ettore è principalmente impegnato a Vienna, in una serie di 19 recite. Nonostante le forze comincino a mancare, il baritono senese debutta nella parte di Mefistofele, nella Dannazione di Faust di Charles Gounod, a Napoli, il 26 dicembre.
Il 1965 sarà l'anno degli addii, consapevoli o meno: addio a Vienna, nel Don Carlo, al Giappone, con una serie di concerti trionfali quanto malinconici (resta la registrazione del primo, a Tokyo), a San Francisco e Los Angeles nell' Andrea Chénier, e al Met, proprio nella parte di Posa, nel Don Carlo, in un amaro quanto ironico addio alla vita. Un ultimo debutto, tuttavia: Jago, nell' Otello, in quella città del Cairo che l'aveva visto, giovane basso insoddisfatto della propria vocalità.
L'ultimo anno di vita di Bastianini si ammanta di silenzio e solitudine, interrotta soltanto da qualche apparizione pubblica in Contrada (inaugurazione della Sede, in gran parte dovuta ai suoi contributi). Il grande baritono senese trascorre i suoi ultimi giorni parte nella sua città natale, capitano ancora in carica, parte sulle rive del Lago di Garda, a Sirmione, dove cerca conforto ad un male che ormai lo condanna. Riceve le visite di pochi amici, tra cui il fedele amico e collega Franco Corelli. Infine nel 1966 si stabilisce definitivamente a Sirmione, forse conscio della prossimità della fine: Siena rimarrà per lui la città natale, la città della vita. Ed il 25 gennaio del 1967, Ettore Bastianini si spegne, nel suo quarantacinquesimo anno. Siena gli riserva i funerali dei grandi e ne conserva la tomba. Della vita personale di Ettore Bastianini, che i colleghi definiscono unanimemente come uomo di grande riserbo e sensibilità, poco è noto: ebbe nel 1945, ancora giovanissimo, un figlio, che chiamò Jago, in onore ad una parte in cui avrebbe debuttato soltanto vent'anni dopo. Piccola testimonianza, questa, di un amore infinito (forse l'unico grande della sua vita) per la musica e il teatro. Avrebbe potuto curarsi, forse un'operazione avrebbe potuto allungargli la vita, se non salvargliela; preferì cure meno invasive che gli lasciassero ancora qualche giorno, o mese, o anno di palcoscenico e di canto. Soltanto dopo la sua morte il pubblico, fino i suoi più stretti amici seppero del suo male: la discrezione dell'uomo aveva avuto la meglio anche su questo aspetto.


Don Carlos di Vargas ne ''La forza del destino''
Aspetti vocali e artistici
Dotato di una voce estesa e, in origine, piuttosto scura (da qui l'equivoco di una classificazione come basso), Bastianini poté fregiarsi, nel decennio scarso di piena salute vocale, del più autentico timbro e spessore vocale del baritono verdiano, ed è proprio nelle parti, nobili e sostenute, del compositore di Busseto che realizzò le sue interpretazioni più celebri (prima su tutti Rodrigo del Don Carlo, poi Vargas nella Forza del Destino, Germont in Traviata, il Conte nel Trovatore, Renato nel Ballo in Maschera, Rolando nella Battaglia di Legnano, Rigoletto, Nabucco ecc.). La perfezione della tenuta dei fiati, e della plasticità conseguente del legato lo indicavano, all'epoca,anche nelle parti di baritono drammatico belcantista, specie in Donizetti: Alfonso nella Favorita, Enrico nella Lucia di Lammermoor, Severo nel Poliuto, uno dei suoi più grandi successi scaligeri. Il celebre musicologo Rodolfo Celletti, tuttavia, ha sottolineato (nel suo volume "Il canto", Milano 1989) la mancata educazione di Bastianini al canto a mezza voce, indispensabile, secondo lui, nel repertorio primo romantico. Altri hanno risposto che nel periodo storico in cui Bastianini fece carriera non vi era ancora una coscienza filologica tale da soddisfare ai criteri evocati dal Celletti. Ad ogni modo l'abilità del canto tenuto a mezza voce è illustrata da Bastianini nel Don Carlo diretto da Von Karajan, Salisburgo 1958, con l'arioso "Carlo ch'è solo il nostro amore". Parte del percorso artistico del baritono senese è segnata dall'approccio al Verismo: sua caratterizzazione di successo fu quella di Carlo Gérard nell'Andrea Chénier. Altro settore piuttosto influente nella sua formazione fu quello dell'opera russa: Ciaikovkij, Stravinskij e Prokofjev, seppure interpretati in italiano.

Repertorio in ordine cronologico e date dei debutti

Ruoli da baritono
1.Verdi, La Traviata. Germont. Siena 17-1-1952
2.Verdi, Rigoletto. Rigoletto. Siena 19-7-1952
3.Verdi, Aida. Amonasro. Pescara, agosto 1952
4.Pietri, Arsa del Giglio. Schiantacatene. Portoferraio 20-9-1952
5.Ciaikovskij, Dama di Picche. Jeletzky. 26-12-1952
6.Puccini, Tabarro. Michele. Amburgo 1953
7.Donizetti, Lucia di Lammermoor. Enrico. Firenze 25-1-1953
8.Paisiello, Barbiere. Figaro. Firenze 25-3-1953
9.Strauss, Capriccio. Olivier. Genova 17-4-1953
10.Prokofjev, Guerra e Pace. Andrej. Firenze 26-5-1953
11.Verdi, Forza del Destino. Vargas. Augsburg 13-8-1953
12.Bizet, Pescatori di Perle. Zurga. Trieste 14-8-1953
13.Giordano, Andrea Chénier. Gérard. Torino 19-9-1953
14.Perosi, Passione. Cristo. Perugia 1-10-1953
15.Verdi, Trovatore. Conte. New York 25-12-1953
16.Massenet, Thais. Athanael. Trieste 10-2-1954
17.Menotti, Amahl. Melchiorre. Genova 27-3-1954
18.Ciaikovskij, Eugenio Oneghin. Oneghin. Milano 10-5-1954
19.Ciaikovskij, Mazeppa. Mazeppa. Firenze 6-6-1954
20.Puccini, La bohème. Marcello Torino 9-10-1954
21.Verdi, Don Carlo. Rodrigo. New York 28-1-1955
22.Dargomizhskij, Convitato di Pietra. Don Carlos. Perugia 24-9-1955
23.Bellini, I puritani. Riccardo. Chicago 31-10-1955
24.Ponchielli, Gioconda. Barnaba. Firenze 7-1-1956
25.Verdi, Ballo in Maschera. Renato. Milano 12-4-1956
26.Rossini, Barbiere. Figaro. Verona 21-7-1956
27.Donizetti, Favorita. Alfonso. Monterrey, ottobre 1956
28.Leoncavallo, Pagliacci. Tonio. Monterrey, ottobre 1956
29.Gounod, Faust. Valentino. Napoli 1-12-1956
30.Bizet, Carmen. Escamillo. New York 11-2-1957
31.Verdi, Ernani. Don Carlo. Firenze 14-6-1957
32.Cilea, Adriana. Michonnet. Milano 4-1-1958
33.Leoncavallo, Bohème. Rodolfo. Napoli 15-2-1958
34.Puccini, Tosca. Scarpia. Napoli 28-3-1958
35.Donizetti, Elisir d'amore. Belcore. Milano 14-4-1958
36.Bellini, Pirata. Ernesto. Milano 19-5-1958
37.Verdi, Nabucco. Nabucco. Milano 1-6-1958
38.Handel, Heracles. Lichas. Milano 29-12-1958
39.Mascagni, Cavalleria. Alfio. Verona 15-8-1960
40.Donizetti, Poliuto. Severo. Milano 7-12-1960
41.Verdi, Battaglia di Legnano. Milano 7-12-1961
42.Berlioz, Damnation de Faust. Mephistophélès. Napoli 26-12-1964
43.Verdi, Otello. Jago. Il Cairo 13-3-1965
44.Mascagni, Le Maschere. Tartaglia. Milano 1960
45.Mascagni, L'amico Fritz. Rabbino David.
46.Mascagni, Lodoletta. Franz.


fonte da http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Bastianini

Discografia selettiva
La quantità di registrazioni, in studio o in diretta, che testimoniano la carriera di Bastianini è impressionante, anche se buona parte è irreperibile, se non addirittura inedita. Non si può che proporre una lista di pubblicazioni reperibili, le quali sono già sufficienti a far conoscere ed apprezzare la sua grande arte:
(in ordine alfabetico per compositore)
F. Cilea: Adriana Lecouvreur. Con Magda Olivero, Giulietta Simionato, Franco Corelli. - Dir. Mario Rossi. Live Napoli 1958.
G. Donizetti: La Favorita. Con Giulietta Simionato, Jerome Hines, Gianni Poggi. - Dir. Alberto Erede. Decca Maggio Musicale Fiorentino 1955.
G. Donizetti: Poliuto. Con Maria Callas, Franco Corelli. - Dir. Antonino Votto. Live Scala 1960.
C. Gounod: Faust. Con Marcella Pobbe, Gianni Poggi, Raffaele Ariè. Dir. Gabriele Santini. Andromeda Napoli Live 1956
U. Giordano: Andrea Chénier. Con Renata Tebaldi, Mario del Monaco. - Dir. Gianandrea Gavazzeni. Decca Roma 1957.
P. Mascagni: Cavalleria Rusticana. Con Renata Tebaldi, Jussi Bjoerling. - Dir. Alberto Erede. Decca Roma 1957.
A. Ponchielli: La Gioconda. Con Anita Cerquetti, Giulietta Simionato, Mario del Monaco. - Dir. Gianandrea Gavazzeni, Decca, Maggio Musicale Fiorentino 1957.
S. Prokofjev - Guerra e Pace. Con Franco Corelli - Maggio Musicale Fiorentino.
G. Puccini: La Bohème. Con Renata Tebaldi, Carlo Bergonzi. - Dir. Tullio Serafin. Decca Roma 1958.
G. Puccini: Il Tabarro. Con Nora De Rosa, Salvatore Puma. - Dir. Mario Cordone. Andromeda Live Amburgo 1953.
G. Rossini: Il Barbiere di Siviglia. Con Giulietta Simionato, Cesare Siepi, Fernando Corena. - Dir. Alberto Erede. Decca Maggio Musicale Fiorentino 1956.
G. Verdi: Un Ballo in Maschera. Con Maria Callas, Giuseppe di Stefano. - Dir. Gianandrea Gavazzeni. Live Scala 1957.
G. Verdi: La Battaglia di Legnano. Con Franco Corelli, Antonietta Stella. - Dir. Gianandrea Gavazzeni. Live Scala 1961.
G. Verdi: Don Carlo. Con Sena Jurinac, Giulietta Simionato, Eugenio Fernandi, Cesare Siepi. - Dir. Herbert von Karajan. Live Salisburgo 1958.
G.Verdi: Don Carlo. Con Boris Christoff, Antonietta Stella, Fiorenza Cossotto, Flaviano Labò, Ivo Vinco - Dir. Gabriele Santini. Deutsche Grammophon Geselschaft (DGG). Milano 1961.
G. Verdi: Ernani. Con Anita Cerquetti, Mario del Monaco, Boris Christoff. - Dir. Dimitri Mitropoulos. Live Firenze 1957.
G. Verdi: La Forza del Destino. Con Renata Tebaldi, Mario del Monaco, Giulietta Simionato, Cesare Siepi. - Dir. Francesco Molinari Pradelli. Decca Roma 1959.
G. Verdi: Nabucco. Con Mirella Parutto, Luigi Ottolini. - Dir. Fabrizio Bartoletti. Live Firenze 1961.
G. Verdi: Rigoletto. Con Renata Scotto, Alfredo Kraus. - Dir. Gianandrea Gavazzeni. Ricordi Firenze 1960.
G. Verdi: La Traviata. Con Maria Callas, Giuseppe di Stefano. - Dir. Carlo Maria Giulini. Live Scala 1955.
G. Verdi: Il Trovatore. Con Leontyne Price, Franco Corelli, Giulietta Simionato. - Dir. Herbert Von Karajan. Live Salisburgo 1962.












Videografia
G. Verdi: Il Trovatore. Con Leyla Gencer, Mario del Monaco, Fedora Barbieri. - Dir. Fernando Previtali. Recitato in playback su registrazione fatta l'8 aprile 1957. Disponibile in DVD.
G. Verdi: La Forza del Destino. Con Renata Tebaldi, Franco Corelli, Oralia Dominguez, Boris Christoff. - Dir. Francesco Molinari Pradelli. Videoripresa dalla RAI in una recita speciale a luci accese presso il Teatro San Carlo di Napoli, 15 marzo 1958. Disponibile in DVD.
Recital di Arie e canzoni, con pianoforte - Giappone, Live
Bibliografia
Marina Boagno, Gilberto Starone, Ettore Bastianini - Una voce di bronzo e di velluto. Parma 1991
Marina Boagno, Ettore Bastianini: i suoi personaggi. Parma 2004
Antonio Mazzeo, Ettore Bastianini basso: stralci di vita e di arte degli inizi. Siena 1996
Alessandro Rizzacasa (cur.), Ettore Bastianini Siena 1999


Bibliografia
Marina Boagno, Gilberto Starone, Ettore Bastianini - Una voce di bronzo e di velluto. Parma 1991
Marina Boagno, Ettore Bastianini: i suoi personaggi. Parma 2004
Antonio Mazzeo, Ettore Bastianini basso: stralci di vita e di arte degli inizi. Siena 1996
Alessandro Rizzacasa (cur.), Ettore Bastianini Siena 1999